Sette arrestati per 10 capi d’imputazione. L’indagine «Agosto di fuoco» di Dda e squadra mobile ha portato in carcere i viestani Claudio Iannoli, 42 anni; il cugino Giovanni Iannoli 32 anni (già fermati su decreti della Dda il 21 agosto e ora destinatari delle ordinanze cautelari bis firmate dal gip di Bari); Giovannantonio Cariglia, 22 anni; Raffaele Giorgio Prencipe, 34 anni; Carmine Romano, 48 anni; Giuseppe Stramacchia, 32 anni; e Stefan Cealicu, 43 anni, romeno pure domiciliato a Vieste.
Tutti, tranne Cariglia, sono accusati di traffico di droga per essersi «associati allo scopo di commettere più delitti di detenzione per finalità di spaccio e vendita a terzi di considerevoli quantitativi di cocaina e marijuana» contesta la Dda, attribuendo ai cugini Iannoli il ruolo «di organizzatori che raccordavano l’attività dei sodali cui assicuravano costante appoggio logistico nelle rispettive abitazioni, intrattenevano i contatti con fornitori e intermediari, fornivano indicazioni operative quanto ai canali di approvvigionamento, modalità di occultamento e reti di distribuzione della droga». Prencipe, Stramacchia, Cealicu e Romano sono ritenuti «partecipi» del clan «con compiti di approvvigionamento, occultamento, taglio, confezionamento, distribuzione agli intermediari minori e spaccio sulle piazze locali», per fatti che vanno dal maggio 2018 ad oggi. Prencipe risponde poi di 6 singoli episodi di spaccio e o detenzione a fini di spaccio: due da solo, un terzo in concorso con Cealicu, un quarto con i cugini Iannoli e Stramacchia; un quinto ancora con gli Iannoli; e un sesto sempre in concorso con i cugini Iannoli, e Romano. Sono infine tre le accuse di detenzione e porto illegale di armi, sia fucili sia pistola: di una rispondono in corso ancora Prencipe e Cealicu; di una seconda i soli cugini Iannoli; e la terza vede indagato Cariglia (estraneo al filone della droga) che su incarico di Giovanni Iannoli avrebbe prelevato una pistola dal nascondiglio per consegnarla a Claudio Iannoli. I pubblici ministeri della Direzione distrettuale antimafia contestano l’aggravante della mafiosità a tutti e 7 gli indagati in relazione al traffico di droga ed al possesso di fucili e pistole. Secondo la Dda infatti i reati sono stati commesso «con metodi mafiosi ed al fine di agevolare la più vasta compagine criminale facente capo a Girolamo Perna nell’ambito della violenta guerra di mafia intercorso con la fazione contrapposta facente capo a Marco Raduano per il controllo egemonico del territorio di Vieste e l’assunzione del monopolio in paese nella gestione e nel commercio degli stupefacenti».